IL TIMEFORM DA MEZZO SECOLO LA BIBBIA DELLO SCOMMETTITORE

In aereo, sui percorsi brevi, dormo come un ghiro, sui voli transatlantici non chiudo occhio e allora mi porto sempre qualche buon libro.
Mi sono riletto la biografia di Phil Bull (Bull, the biography, Howard Wright, 1995, Portway Press Ltd.) che è stato l’artefice della rivoluzione del modo di scommettere sulle corse dei cavalli in Gran Bretagna.

Phil Bull

Nato nel 1910 nel West Yorkshire, figlio di un minatore e di una maestra di scuola, il Signor Bull si laureò in matematica all’Università di Leeds, insegnò a Londra per breve tempo, ma poi si decise a mettere a frutto la sua materia applicandola alle scommesse.

Puntatore di grande successo, forse il più grande della storia, Phil Bull fu anche allevatore e proprietario di cavalli di notevole classe nonché consulente di William Hill, il “Bookmaker” per eccellenza, che ha conseguito successi in campo allevatorio, facendo correre fior di cavalli.

La grande intuizione di Phil Bull è stata la traduzione delle performances dei cavalli, di tutti i cavalli che correvano in Gran Bretagna, in numeri, nel cosiddetto Rating o, più specificamente, nel Timeform.

Il Black Book, il Libro Nero, si pubblica dal 1948 e l’edizione annuale deve stare in tutte le biblioteche degli appassionati.
Saggi, scritti di grandissime penne, illustrano anche le caratteristiche morfologiche, caratteriali ed atletiche dei cavalli: La Final Flat Issue, l’edizione finale in uscita in questi giorni, permette lo studio Invernale alla ricerca dei vincitori Classici così come l’edizione della Primavera seguente (£ 65 che sono Lire 200,000, ora £ 79, n. d.a.) ti mette in palla per l’apertura del Galoppo.

Ho conosciuto Phil Bull a un pranzo a Londra: era l’anno 19777, alla vigilia delle King George.
Orange Bay (GB) (m. b. o. 1972 Canisbay), paraocchiato per la prima volta da Peter Walwyn, perse in fotografia da The Minstrel (CAN) (m. s. 1974 Northern Dancer).
C’era anche Giulio Bassignana, colui che fece scoprire all’inizio degli anni 70, a noi Giovani Ippici, il mitico Timeform.

Tutte le edizioni di The Racehorses of… (i cavalli da corsa dell’anno precedente alla pubblicazione) sono da me conservate e guai a chi me le tocca.
Nemmeno Crivelli e Softy, le mie due gatte, possono avvicinarsi alla collezione (ora il gatto Frankel deve stare attento, n. d.a.).

Dalla biografia di Phil Bull (lettera scritta il giorno 20 Gennaio 1975 a Sir R. Feilden, Senior Steward del Jockey Club Inglese): “….. il Ministro delle Finanze può aumentare le imposte sul tabacco e sull’alcool senza uccidere the geese, le oche (i consumatori).
L’aumento dell’imposta sulle sigarette o sul whisky fa diminuire la domanda solo temporaneamente.
Nel lungo periodo non si avverte alcuna differenza: la gente beve e fuma come prima.
Non altrettanto avviene con le imposte sulle scommesse.
Quando un consumatore acquista una bibita, un pacchetto di sigarette, acquista un bene reale.

Soltanto pochi, in caso di aumento del prezzo, smettono di fumare o di bere perché non se lo possono più permettere.
Per le scommesse non c’è nessuno scambio di merci, di beni reali.
Il prodotto che si vende allo scommettitore è una “speranza di un profitto, di una vincita”.
Questo non accade a coloro che si dedicano al Totocalcio (traduco liberamente) o al Tiercé in Francia: sono “asini” (letteralmente donkeys) che aspettano la caduta dal cielo di grandi somme.
Gli scommettitori sulle corse dei cavalli, nei betting shops e sul campo con i bookmakers, sperano in un profitto.
La speranza nel profitto è ciò che si vende.
È di vitale importanza che gli scommettitori continuino a scommettere, che l’imposta non cresca fino al punto in cui capiscono che la speranza del profitto non c’è più…”.

In Italia il prelievo sul vincente è anche del 31%, quello sulla Tris del 40%.

Capire, copiare…….

Carlo Zuccoli
Da Il Giornale: 09 Novembre 1999.

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