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1962:
Nasce Veli Pekka Toivanen. Il nonno è appassionato di cavalli da una vita, il padre è proprietario di cavalli: il futuro di Veli Pekka è segnato. Abbandona presto i libri e inizia a seguire i cavalli.
 
1978:
Toivanen debutta: “prima corsa faccio 78 un cavallino del mio padre “sangue freddo” sai quella razza che fanno corse in Scandinavia? Arrivo terzo! Da lì so che la mia vita sarà quella di guidatore.”.
 
1985:
E infatti Toivanen diventa un allievo driver prodigio, inizia ad allenare, a ferrare i propri allievi e a guidarli in corsa. Nel 1985 a 23 anni vince un gran premio con un cavallo allenato da lui.
 
1987:
Toivanen diventa professionista a tutti gli effetti. Per la Finlandia è un driver prodigio, ha una media di successi incredibile (oscillante intorno al 40%). Passa i giorni tra i suoi cavalli, è innovativo nelle scelte di ferratura e nel sistema di training, doma e guida in corsa, sa fare tutto. Ha i migliori cavalli finlandesi (Houston, Harry, ecc.). Intanto trova anche il tempo per innamorarsi e si sposa: è lanciatissimo e seguito ormai in tutta Europa.
 
1992:
Toivanen riceve una proposta per venire in Italia. Ci pensa “mmm, pensavo, e mia moglie disse “stiamo casa, la nostra vita va tutto bene” io amavo e amo ancora oggi mia ex …”. Alla fine la decisione è quella di fare valigia, partire e venire in Italia. Inizia ad allenare 8 onesti routiniers, ma inizia con il piede giusto: Luck, Nero Domarr, Navarro Jet iniziano a scalare le categorie; i cavalli aumentano, gli scommettitori gli danno sempre più fiducia; continua a vincere, trasforma Little Alice, Poveglia, Panse, Ritroso Ral, Sergione Om, Vinalbo, moltissimi altri. Arriva ad una percentuale di vittorie in Italia del 35% superando Enrico Bellei e Pippo Gubellini. E’ il momento più felice di “Vello” Toivanen in Italia: stimatissimo da tutti, nelle sue poche pause ippiche si dedica alla famiglia ed è solito sedersi sulla panchina della tribunetta delle scuderie di Padova a bordo pista con a fianco la graziosissima moglie e le due biondissime bambine; persona di poche parole ma sempre cordiale e sempre il primo a salutare. E’ in ascesa che pare inarrestabile … pare … perché la sua ascesa prosegue finché non si imbatte in Vandike Per, un nome che cambierà il volto alla sua storia. Abbandoniamo per un attimo Toivanen e iniziamo ad occuparci di Vandike Per.
 
1995:
Nasce da Host Of Waverly e da Faithfully un maschio baio oscuro (quello del colore sarà un elemento da tenere sempre ben presente nel proseguio della storia, perché se è vero che al momento della nascita il mantello riportato sul certificato ha una importanza relativa essendo suscettibile di modifiche, il mantello di Vandike Per cambierà però in seguito davvero troppe volte). Gli viene dato il nome di Vandike Per.
 
1996:
Vandike Per è presentato alle Aste di Settimo Milanese senza microchip. Se lo aggiudica la scuderia Fra. Ma. dei fratelli Maisto.
 
1997:
All’ippodromo di Napoli viene messo il microchip ad un cavallo identificato come Vandike Per.
Da quel momento in poi il microchip servirà a riconoscere questo cavallo come Vandike Per. E qui andrebbe ascoltato il parere della Dottoressa Veterinario Amato: come è stato identificato Vandike Per? Siamo proprio sicuri che quel cavallo a cui è stato messo il microchip era proprio Vandike Per?
Innanzitutto il colore del cavallo è baio e non baio oscuro .
Siamo sicuri che era un cavallo di 2 anni e non uno di 3?
Praticamente questo è un punto mai chiarito. Di fatto dopo 4 giorni dall’applicazione del microchip il cavallo (a questo punto non siamo più sicuri che sia il primo Vandike Per, cioè quello presentato alle aste) viene venduto e trasferito a Cesena presso le scuderie di Loris Farolfi.
Effettua la prova di qualifica a Cesena superandola brillantemente in 1.20.1.
 
Agosto 1997:
Il cavallo con nome Vandike Per inizia a correre, debutta il 4 agosto in maniera prudente e conclude quarto in 1.21.7.
Lo stesso cavallo (con nome Vandike Per) corre il 15 agosto a Cesena ma sbaglia al via e si ritira forse a causa di una zoppia.
In entrambe le occasioni il cavallo che corre è baio oscuro.
Il cavallo viene venduto, non si sa bene a chi, e trasferito nelle scuderie di Toivanen che racconta “Viene venduto a un certo Franco Palieri (non l’ho mai visto di persona, neanche l’Encat lo conosce), non mi ha chiesto come era possibile fare colori, solo i napoletani riescono a fare queste cose. Arriva nella mia scuderia zoppo, lo curiamo e dopo 2 mesi di lavoro fa la prima corsa per me”.
Quello della proprietà di Vandike Per rimane un punto irrisolto: il driver finlandese indossa in corsa la giubba celeste della neoarrivata scuderia Roberta attorno alla quale gravitano più persone, tra le quali una di nome Carlo (nome che tornerà nella vicenda) che ufficialmente risulta amministratore della Società e dichiarerà anche in seguito più volte che il cavallo apparteneva alla “scuderia Roberta” mentre i documenti ufficiali parlano della scuderia dei Baschi.
 
Novembre 1997:
Il cavallo rientra a Padova il 1° Novembre e da soggetto superiore si impone in percorso manovrato a media record di 1.18.8 sul doppio km (record europeo in mezzomiglio).Viene controllato prima e dopo la corsa, non è doping e i dati riportati sul libretto corrispondono (peraltro il certificato di Vandike Per parla di maschio baio oscuro senza segni particolari e quindi non aiuta più di tanto nella identificazione del cavallo). Però, particolare importante: ma il controllo in bocca per verificare l’età fu fatto?
Ci sarebbe da sentire il veterinario che operò a Padova ma di fatto si può affermare (alla luce di quanto succederà in seguito) che la bocca del cavallo che corse con nome Vandike Per non fu controllata e quindi non fu controllata l’età.
Peraltro in seguito non è stato possibile controllare l’emotipo.
Il 16 novembre il cavallo oscuro che corre con nome Vandike Per si ripresenta ancora a Padova e vince per dispersione da leader. Anche qui stessi controlli … ma la bocca???
Il cavallo oscuro viene dichiarato partente a Milano. Il veterinario di servizio controlla la bocca del cavallo e con assoluta sicurezza afferma che il cavallo non ha 2 anni, ma 3. Si provvede al ritiro d’ufficio e il veterinario dispone che sia controllato l’emotipo. E’ confermato che il cavallo oscuro non è Vandike Per che nacque nel 95 ma un cavallo di un anno più anziano. Il cavallo è trasferito a Lupoli e sciolto in un paddock; la commissione Encat si reca a Lupoli, il cavallo è maschio baio oscuro senza segni particolari, il microchip è lo stesso del cavallo che corse a Cesena due volte con Farolfi e a Padova due volte con Toivanen; l’emotipo corrisponde a quello del cavallo presentato a Milano da Toivanen. Il 30 Novembre Veli Pekka Toivanen è radiato a vita da ogni attività ippica.
 
Dicembre 1997:
La commissione Encat torna a Lupoli. E iniziano cose strane, misteri e colpi di scena.
La Commissione Encat si reca a Luppoli questa volta in compagnia dei carabinieri (e perché i carabinieri?).
Prima sorpresa: non c’è nessun cavallo. Il custode informa che il cavallo è morto. Viene presentato un certificato in cui il veterinario certifica la morte di cavallo baio oscuro trottatore. Alla richiesta di Encat e carabinieri il custode mostra il luogo dove è stato sotterrato il cavallo morto. Si scava, lì c’è il martire della vicenda: è un baio, senza nome (nessuno chiarirà mai chi è quel cavallo), senza microchip, sgozzato, aveva solo 2 anni.
E’ la parte più brutta e triste di tutta la vicenda.
Una vicenda avvolta nel mistero e nell’omertà: il baio oscuro che faceva 1.18 sui 2.000 a 2 anni che fine ha fatto? Racconta Toivanen “E dove è sparito Vandike, quello che hanno controllato 2 settimane prima? Qualcuno sapeva. Anche il custode, disse che era arrivato un tale “Carlo” e gli aveva dato 100mila lire per stare zitto di questo cambio, e aveva portato via il mio Vandike, dove?”.
Qui c’è un altro punto oscuro della vicenda in quanto non viene fatto il cognome di tale Carlo né dal custode (che comunque poteva non conoscerlo) né dal Toivanen che nell’immediatezza del fatto disse di non conoscere tale “Carlo”; che il Toivanen non conoscesse un Carlo presentatosi per ritirare il cavallo è cosa strana essendo Carlo il nome dell’amministratore delle Scuderia Roberta (di proprietà per il 95% di altra Società Fiduciaria, la Italfid Ital. Spa, e per il 5% del Signor Mario Paolo Cirio), scuderia che il driver finlandese individua più volte come proprietaria di fatto del cavallo; un nome (Carlo del quale sottacciamo il cognome perché, e questo è bene precisarlo,è attualmente titolare di colori e quindi è uscito pulito dalla vicenda semprechè ve ne sia entrato) che interesserà in parte anche l’inchiesta riguardante la sostituzione della finlandese Layon Kemp con l’indigena Ultrasonica Bi. Layon Kemp fu importata dalla Finlandia (anche in questo caso il riferimento è alla Scuderia Roberta) e, in seguito, fu oggetto di uno scambio con la cavalla Ultrasonica Bi, scambio che portò alla radiazione del gentlemen driver Marcello Lettieri.
 
Febbraio 1998:
Ugolino Conte. Chi è costui?
Cavallo di un anno più anziano rispetto al vero Vandike Per, anche lui baio oscuro, è nato nel 1994 da Euro Jet e Panpulla Cam.
Debutta a Palermo a 3 anni con Franco Tranchina in sulky e vince facile in 1.19.4, ancora in pista dopo 3 giorni si ripete facendo dispersione a media di 1.18.1. Inizia a girar voce che quel baio oscuro non sia il vero Ugolino Conte. Ricorre il 25 febbraio a Palermo arrivando terzo, vengono fatti i controlli, il sangue è lo stesso del cavallo che fu fermato a Milano e che correva sotto nome Vandike Per. I filmati mostrano (con una probabilità di errore molto vicina allo zero) che il baio oscuro che corse a Cesena con Farolfi, a Padova con Toivanen e a Palermo con Tranchina sono lo stesso cavallo. Racconta Toivanen “Prendo immediatamente il filmato di questo Ugolino: caspita, è lo stesso cavallo che avevo io! Presento tutti i filmati e i documenti all’Encat sperando che la faccenda per quanto riguardava me fosse finita e di poter continuare a vivere e a fare mio mestiere, ho anche la famiglia. Niente, anzi dicono che sono io che ho fatto tutto questo. Come io? Non conosco Paglieri, non tale “Carlo”, non dove è Lupoli, non ci sono mai stato, a Palermo non sono mai stato. Io avevo 60 cavalli in scuderia dovevo essere là a fare ferrature e a lavorare, mica andare in giro per l’Italia, sono persona seria che risponde delle sue cose e ho sempre fatto i cavoli miei”.
Da notare che il nome Carlo ricorre più volte anche in altre indagini ippiche dell’epoca per altri avvenimenti. Nel caso Ultrasonica Bi – Layon Kemp e (questa volta però riguardando altra persona della quale anche in questo caso sottacciamo il cognome) nell’inchiesta riguardante lo scandalo delle tris truccate e la sostituzione della cavalla Spiffy Gr a Taranto.
 
2003, i cavalli:
Il tempo passa, non viene mai fatta chiarezza (salva la radiazione a Toivanen); ricapitolando i cavalli coinvolti nella storia sono almeno 4:
Vandike Per, maschio baio oscuro che viene cambiato e non si chiarisce mai in quale momento della sua vita (anche se su questo ognuno una propria logica opinione può farsela) con un cavallo baio oscuro di un anno più vecchio; ovviamente di Vandike Per (quello vero) non si saprà mai più nulla;
Ugolino Conte, maschio baio oscuro che non debutta mai e al suo posto viene fatto correre il baio oscuro della stessa età che aveva corso in precedenza con nome Vandike Per; ovviamente di Ugolino Conte (quello vero) non si saprà mai più nulla;
Anonimo baio oscuro dall’età corrispondente a quella di un cavallo con la lettera U che è un po’ l’eroe di tutta la vicenda: sempre sotto falso nome corre 7 volte vincendo in 4; chi era? Qual è il suo vero nome? Bhò;
Anonimo baio dall’età corrispondente a quella di un cavallo con la lettera V; ritrovato morto e sotterrato a Lupoli, senza microchip, sgozzato, senza pietà, senza un nome … E’ lui che forse sapeva la verità più di tutti .. ma non interessa più a nessuno … e quello che più fa impressione è che nessuno si preoccupi di chi sia (cosa che, oltre a dare almeno a questa vittima la dignità di un nome, avrebbe aiutato una ricostruzione veritiera); invece l’emotipo non è portato a conoscenza (da notare che l’emotipo del baio a cui fu messo il microchip a Napoli non corrisponde a quello del baio oscuro che fu inquisito a Milano ma, mancando l’emotipo del cavallo ritrovato ucciso, non si può stabilire se uno degli emotipi corrispondesse): così è rimasto senza nome, sgozzato non si sa da chi, per che cosa, portandosi sotto la terra di Lupoli, che per la seconda volta copriva nuovamente il suo musino insanguinato, il segreto di una verità che lui più di tutti sapeva e, che lui più di tutti (e anche alla faccia di tutti ‘sti Professoroni dell’ippica “di comodo”) avrebbe potuto svelare …
 
2003, Veli Pekka Toivanen:
Toivanen lotta ancora e ha denunciato l’Encat. Nel frattempo ha allenato (sotto prestanome) altri cavalli continuando nella realizzazione di tanti cavalli (Vaio Cn, Volturno Sport, Adonis Om, Beatrix Om, Amity Lb). Alla domanda se allena ancora Toivanen risponde “No, faccio l’artiere”, un po’ di diffidenza … e davvero c’è da capirlo.
Torniamo a parlare di lui dopo un paio di chiacchierate telefoniche ed uno scambio epistolare di opinioni. L’impressione è che ci siano ancora tanti punti da chiarire.
Dice Toivanen: “Ho cercato in tutti i modi di convincere l’Encat e loro rispondono “stai bravo stiamo lavorando per te”, aspetto, aspetto, adesso 6 anni dopo ho denunciato l’Encat, tramite i NAS, sono andato a fare denuncia alla procura della Repubblica, voglio essere indagato, questo è l’unico modo per difendermi, perché il giudizio sportivo è già stato dato, hanno buttato tanto di quel fango addosso ad uno che non c’entrava nulla, senza andare a cercare tutto quello che ti ho raccontato prima, mi hanno letteralmente rovinato la vita. Si vede che fa comodo tenere coperte certe persone: so troppo e quello è un mio errore, non quello che il cavallo era cambiato già prima che venisse nella mia scuderia, mi fanno pagare i crimini di altre persone, ma cose vere salteranno fuori. Io voglio bene ai cavalli e sono convinto che anche loro sentono la stessa cosa per me. Tutti quelli che sono interessati sono i benvenuti nella scuderia dove lavoro io, come artiere ippico, e conoscendomi rimarrete stupiti”.
 
Quello che emerge in maniera abbastanza nitida è che se da un lato era inevitabile che a pagare sarebbe stato Toivanen è altrettanto abbastanza chiaro che altre persone siano riuscite a “svicolare” e a farla franca. Questo con responsabilità evidenti anche da parte di una certa ipocrisia che c’è attualmente nel mondo ippico: si radia Toivanen, ben sapendo che se Toivanen è in qualche modo responsabile per un cavallo che aveva in allenamento e che non era lo stesso riportato sul certificato, allo stesso tempo (di fatto) è un po’ tutto l’ambiente ippico che non crede che Toivanen sia la mente degli scambi (in anni in cui questi scambi di cavalli sono andati di “moda”), è radiato eppure si continua ad intervistarlo pur con l’obbligo tacito da parte di chi dirige di far passare le sue parole come dette dall’allenatore prestanome di turno; Toivanen è radiato, ma sa allenare, curare, ferrare e portare in pista i cavalli in condizioni che in pochi riescono ad imitare, lavora per le più importanti scuderie ippiche italiane figurando come artiere ippico …
Capace di capire la psiche dei cavalli trasformandoli in soldatini da corsa, come Federico Tesio in passato per il galoppo, molto deciso nelle sedute di allenamento, capace di fare arrivare Urville Gas ai suoi massimi livelli seppure con una placca di ferro avvitata su una zampa.
Insomma, a volte un diavolo, a volte un mago che (senza dirlo esplicitamente) tutta l’ippica italiana (in silenzio) vuole.
Insomma, ma chi è Toivanen? Un mago o un crudele stregone?
In tutta la vicenda appare anche una cosa: l’unico che racconta la verità (non sappiamo se tutta o in parte) è Toivanen, per il resto completo silenzio e tanta omertà.
Afferma Toivanen “Io non tengo chiusa la mia bocca, anche se delle volte sarebbe meglio stare zitti perché queste persone, almeno quando mi radiavano, avevano potere di fare quello che hanno fatto, in quegli anni la gente aveva paura ad andare contro di loro, e io sono rimasto solo, quando cercavo di difendermi tutti mettevano mani in mezzo, tutti sembravano avere una poltrona sotto il sedere ..”.
E’ palpabile l’impressione (sia di veterinari, sia di commissari Unire, sia di giornalisti, sia di titolari di scuderie di primaria importanza) che “Vello” Toivanen sia servito (non si sa se interamente o in parte) da capro espiatorio in questa torbida vicenda che coinvolge personaggi malavitosi avvezzi a questo tipo di operazioni, personaggi che continuano a girare indisturbati per gli ippodromi e probabilmente a svolgere la loro “vecchia” attività sotto il nome di qualche altra persona. Tutta questa storia è palesemente viziata da fattori ambientali, Toivanen non troverà mai nessuna persona, sia dirigente Unire, che veterinario, che componente della commissione di disciplina, pronta ad attivarsi compiutamente tentando di riabilitare un professionista una volta stimato e acclamato.
Pur essendo chiarissimo che se Toivanen ha delle colpe non è certo l’unico coinvolto si è deciso di chiudere il caso, nel Registro del Cavallo Trottatore Italiano nella produzione di Faithfully non esiste più traccia di Vandike Per, sulle carte tutto è stato cancellato e il tempo cancellerà le ultime tracce rimaste impresse nella memoria di appassionati di cavalli, di persone che hanno visto e di persone che hanno fatto finta di non vedere: a molti ha fatto comodo che sia finita così, c’è stato il colpevole ma il problema non è stato risolto.
Il problema è che la criminalità organizzata ha trovato terreno fertile nel “nostro” ambiente, ricordiamo, oltre alle già citate sostituzioni di Ultrasonica Bi e di Spiffy Gr, quelle di Grammo, di Grassman, di vari cavalli targati Ccg, una sostituzione di cavallo ad una ottava di Aversa (se non andiamo errati Coricidin), le pressioni che ricevette Antonio Luongo per floppare con Orso di Jesolo, favorito ad 1/10, sempre ad Aversa, con annullamento della corsa e chiusura dell’ippodromo del Cirigliano, fino ai giorni nostri con i continui annullamenti delle corse di Aversa e l’uccisione del proprietario all’ippodromo di Agnano. In quelle zone esiste la paura: a tutti fa comodo punire un finlandese che non parla nemmeno tanto bene l’italiano, piuttosto che andare a bussare alla porta di tanti stimati signorotti ippici.
A tutte queste persone stimatissime nell’ambiente (alcuni driver, alcuni proprietari, alcuni esponenti di spicco del gioco clandestino nazionale) dedichiamo una canzone del festival di Sanremo perché davvero fa al caso loro: “Santi, Santi, Santi in Paradiso …”.
Tornando a “Vello” Toivanen l’ultima sua scena veramente pubblica che abbiamo è quella del giorno dell’Allevatori quando vinse Amity Lb e fu intervistato lui e non l’allenatrice prestanome Luciana Casarini, fino a quando, dopo la premiazione i commissari Unire, portarono fuori dal recinto Toivanen in quanto persona radiata: la scena era di intensità emotiva notevole, con “Vello” Toivanen con ancora la coppa in mano accompagnato all’uscita mentre lui continuava a imprecare contro i napoletani che l’avevano rovinato, raccontava la storia del Vandike Per che gli avevano portato in scuderia e che non è stato scambiato nel periodo in cui era in allenamento da lui ma ben prima, raccontava della sua carriera, raccontava quanto la vicenda avesse pesato anche nella sua vita sentimentale in aperta crisi, della moglie che quando era sulla cresta dell’onda in Finlandia gli diceva “Restiamo a casa nostra”, raccontava del suo amore per i cavalli … insomma, raccontava la sua verità.
Intanto, mentre Toivanen era accompagnato all’uscita, si spegnevano i riflettori dell’ippodromo: si spegnevano su di lui che solo nel buio protestava così come all’Encat si era spenta la luce sul caso lasciando nell’ombra i molti punti in sospeso con un sospiro di sollievo di chi ha avuto tutto interesse a vedere incolpato il solo driver finlandese, così come si spegnevano i riflettori su Luciana Casarini che così come era rapidamente salita alla ribalta ippica soprattutto nelle interviste in vece di Toivanen altrettanto rapidamente ne usciva senza avere null’altro da dire (…), si spegnevano i riflettori su Vandike, su Ugolino, su Lupoli, sulla verità …
Una verità che, nell’ippica nostrana, morì fanciulla perché nessuno la voleva …
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